“I Buoni postali fruttiferi (BPF) sono stati la forma di investimento più utilizzata dai risparmiatori italiani negli anni Ottanta ma ora che sono in scadenza potrebbero tradire le aspettative di figli e nipoti, che recandosi agli uffici postali per riscuotere finalmente il capitale e gli interessi maturati nei 30 anni successivi all’emissione, si ritrovano ad incassare somme inferiori a quelle previste a seguito del cambiamento dei tassi di interesse applicati.”

Barbara Pasi, consulente di Cambiapasso per Assoutenti Emilia-Romagna, ci spiega in modo più approfondito – mettendoci in guardia – i buoni postali fruttiferi, in particolare modo quelli riferiti alla serie P, O e S.

Attenzione ai buoni postali fruttiferi serie “P” – “O” – “S”

“La legge, già prima degli anni Ottanta, prevedeva che lo Stato potesse modificare il rendimento dei Buoni fruttiferi postali già emessi, anche con effetto retroattivo. Poi nel giugno del 1986 il Governo ha emesso la nuova “serie Q” che andava a variare il rendimento relativo ai buoni postali appartenenti alle serie precedenti, emessi fino al 30.06.1986, tra cui quelli della “serie O” e della “serie P”.

Cosa si può fare quindi, per tutti quei BPF oggetto di modifiche o rimodulazioni da parte dello Stato?

Occorre verificare la corrispondenza tra quanto risulta riportato nel titolo e la serie vigente al momento dell’acquisto. Questo è stato confermato dalla Cassazione e successivamente dai Tribunali ordinari e dall’Arbitro Bancario Finanziario. La modifica dei tassi di interesse non è applicabile ai BPF sottoscritti in data successiva al Decreto Ministeriale del Tesoro del 13 giugno 1986. (cfr Cassazione e Corte Costituzionale)

Cosa accade invece a tutti i risparmiatori in possesso di buoni postali delle serie “P” e “O” emessi dopo il 13 giugno 1986?

Sono validi i rendimenti riportati nel retro dei buoni stessi. I principi affermati dalla Cassazione risultano ripresi e richiamati nelle decisioni dell’Arbitro Bancario Finanziario con riferimento ai buoni postali della serie “S”.

I BPF sono soggetti a prescrizione ovvero oltre una certa data non è più possibile esercitare un diritto?

I diritti dei titolari dei buoni postali fruttiferi si prescrivono trascorsi 10 anni dalla data di scadenza del titolo, sia per quanto riguarda il capitale che gli interessi. Per tutti i possessori di buoni postali fruttiferi si suggerisce quindi di fare attenzione all’ultima data utile per incassare il valore dei buoni in quanto, trascorso il termine di 10 anni da tale data, non sarà più possibile ricevere non solo gli interessi ma neppure il capitale inizialmente investito.

Il servizio di Cambiapasso

Se possiedi Buoni postali fruttiferi delle serie “P”, “O” e “S”  gli esperti presenti all’interno dell’Associazione ti offriranno il servizio di verifica dei tuoi Buoni postali fruttiferi e ti daranno tutta l’assistenza necessaria per poter far valere i tuoi diritti nelle sedi competenti.

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